martedì 9 settembre 2014

Ti guardo. E ci siete

Ti guardo e non ci credo. Ti osservo, ci sei, e mi meraviglio. Ogni giorno, ogni istante non è mai scontato.

Ti guardo e mi stupisco. Di quanto amore si possa provare. Di quanto bene si possa volere. Di quanta protezione ho bisogno di dare.

Ti guardo e mi cerchi. Mi sorridi. Mi vuoi. Ti guardo e rido. Alle volte piango. Per la gioia, la commozione, la gratitudine. Ti guardo e guardo in alto. E ringrazio. Lo ringrazio. Perché ti ha mandato. Perché ha scelto noi. Perché ha sgomberato il mio cuore. Perché ha lasciato che ci entrassi anche tu. Perché ti ha fatto posto.

Ti guardo e ti amo. Immensamente. Profondamente. Istintivamente. In maniera pulita, spontanea. Come non pensavo. Come non immaginavo.

Ti guardo e cerco tuo fratello. Ogni volta. Ma è un pensiero dolce. Tenero. Ti guardo e amo per due. Ti guardo di notte mentre dormi. Ti guardo mentre giochi. Ti guardo cambiare. Ti guardo crescere. Ti guardo e il cuore mi batte forte.

Ti guardo. Ti cerco. Sei mia. Mia. Ci sei. Ci siete.

venerdì 30 maggio 2014

Ho partorito con gioia


Un posto per noi. Noi che stiamo imparando a conoscerci. Noi che ci amiamo e ci cerchiamo. Noi. Quel noi di cui avevo paura. Ma ora no. Esisti e io con te. Ho un ruolo. Sono io, mamma nuovamente. Mamma per intero. Mamma per te. Mamma per me. Mamma.
E quello spazio che temevo non si sarebbe creato, è venuto alla luce con te. Nel momento esatto in cui ti ho presa in braccio il mio cuore è stato riempito. Avevo paura che il dolore avrebbe preso il sopravvento. Che quel piccolino che non ho mai potuto abbracciare avrebbe occupato tutto lo spazio. E invece no. C'è posto per tutti e due. Come se lui si fosse messo da parte per dare più spazio alla sorellina. Come se il mio cuore fosse stato sgomberato dalla sofferenza. Ho capito che sono capace di amare tutti e due. Te che sei in cielo. E te che sei tra le mie braccia. Ho tanto amore da dare che mi sembra di scoppiare.
Quando guardo lei vedo lui. E quando penso a lui abbraccio lei. Così da poterli stringere tutti e due. Mi sento mamma. Una mamma doppia. Capace di due amori diversi. Capace di piangere di gioia quando lei mi sorride. E capace finalmente di concedersi senza paure di piangere per lui che non c'è. Di piangere senza vergogna. Di soffrire senza sentirsi in colpa. Ora che so realmente che cosa ho perso, perdendo lui, posso piangere. E non ho più paura. Di venire fuori. Di non essere capita. Non mi importa. Posso piangere di gioia e un attimo dopo di dolore. Posso vivere il mio amore doppio come voglio. E oggi posso tornare a dire di essere felice. E oggi posso essere io. E oggi posso ringraziare chi mi ha aiutato. Chi ha creduto nelle mie paure. E non ne ha riso. Le ha soppesate, mai giudicate. E mi ha dato una mano. A lasciare che un nuovo spazio si creasse. Da solo. Che le mie lacrime colassero, mettendo le mani sotto a raccoglierle. E ad aiutarmi a ridimensionarle. E così è stato. Ho partorito con gioia. Credevo non sarebbe stato possibile. Ma è successo. È successo che ho pianto di felicita. È successo che ho pensato di avere due bambini. Senza piangere. Senza quel pugno che spesso mi ha buttato a terra.
Ora siamo NOI. E finalmente è un noi per intero.

lunedì 3 marzo 2014

Mi hanno detto prova a fantasticare


Mi hanno detto prova a fantasticare. Prova a volare con il pensiero al di là della tua pancia. Cerca di immaginare quando la avrai tra le braccia. Quando la stringerai al tuo petto. Quando sarete voi due sole, occhi negli occhi. Perché sarà molto diverso da adesso: ora che vive dentro di me e vive del mio respiro.

Non saremo più un respiro solo. Non sarò più io con te dentro. Saremo noi. E dovremo conoscerci. Dovremo annusarci e tu dovrai imparare ad amarmi. A cercarmi. A vivermi anche da fuori. Ad ascoltare la mia voce. Ad aggrapparti a me.

E io dovrò fare lo stesso.

Fantasticare. Disegnare. Correre in là con il pensiero. Immaginare. Progettare. Guardare oltre. Non è facile. Sembra strano ma non è facile. Perché l'ho già fatto una volta  e sono caduta, frantumandomi in mille pezzi. Non è semplice rimettere insieme i pezzi di un sogno cambiandone il protagonista.

Chiudo gli occhi e ci provo. Mi immagino con la mia bimba tra le braccia. La vedo piccola. Indifesa. Fragile. Dipendente da me. E poi la immagino appoggiata al petto di mio marito. Questo è il pensiero più bello. Profondo. Lì  la vedo al sicuro.  

E poi riesco a vedere noi due a casa che ci sorridiamo a vicenda. Che ci scambiamo amore. E poi all'aria aperta, tra la gente. Immerse nel verde. Tu nel passeggino, io a spingerti, tra i profumi e i rumori della vita.

Mi immagino presente. Sempre.

E immagino quando ti guarderò e cercherò tuo fratello. Fantasticherò sulle vostre probabili somiglianze e chissà magari mi scenderà una lacrima.

Forse un po' ci sono riuscita a liberare la fantasia. Il freno è ancora tirato, ma alle volte riesco ad allentarlo un pochino.

Quanto amore può donare una madre? Quanto amore può contenere un cuore?

Credo che ci sia spazio per tutti e due. Per te piccolo mio. E per te piccola mia.

giovedì 6 febbraio 2014

Quanto amore e quanta paura in questa nuova curva che mi percorre


Quanto tempo è passato da quel 14 novembre. E' tanto, ma sembra un briciolo. Quante parole sono state dette. Quanti passi sono stati compiuti. Quanti silenzi sono stati vissuti. Quante lacrime sono state ingoiate. Quanti pensieri sono stati fatti. Creati e poi distrutti. Oppure creati e rielaborati. Quanti sorrisi ho smorzato. Quanti abbracci ho ricevuto. E quanti altri avrei voluto. Quante porte sono state aperte. E quante altre sono state chiuse. Quante chiavi sono state gettate. Quante altre sono ancora lì, ferme. Quante emozioni sono state vissute. Quante volte ho detto non ce la farò mai. Quanti baci mancati ho lanciato nel vuoto. Quante volte sono stata sveglia a pensarti. Quante volte il fondo è stato toccato. Quanto su e giù si è fatto. Quante volte il viso si è girato indietro. Quante tentazioni ho avuto di gettarmi a terra. Quante volte ho chiesto silenziosamente aiuto. Quanta rabbia ho sputato fuori. Quante me allo specchio ho conosciuto. Quanto ho amato. Quanto ho odiato. Quante maschere ho gettato. Quanta fatica ho fatto per stare in piedi. Quante domande sono state poste. E quante risposte ho avuto il coraggio di cercare. Di quanto amore ho scoperto di aver bisogno. Quanta paura ho del nuovo inizio. Quanto timore c'è in ogni mio passo. Quanta accettazione. Quanta rassegnazione. Quanta forza. Quante mani ho stretto senza sentire nulla. E quante altre ne ho toccate provando mille emozioni. Quanto dura è stato lasciarsi andare. Quanta sofferenza si prova a ridere. Quanta gioia nel ripercorrere una nuova via. Quanta dolcezza in due mani che si cercano e si intrecciano in quel luogo dove è mio figlio. Quanto amore. Quanto amore e quanta paura in questa nuova curva che mi percorre. Quanto amore in questa nuova vita. Quanti progetti. Quanto so che dietro c'è sempre lui. Quanto lo amo ancora di più per questo. Quanti vorrei. Avrei. Sarei. Dovrei.

lunedì 13 gennaio 2014

Dove ora vivi

C'è un luogo che non dovrebbe esistere. È fatto di silenzio. Di ombre. Di freddo. Di voci inesplose. Di pianti di chi ci mette piede. Ed è fatto di tante piccole, piccolissime casette. Con sopra peluche, macchinine. Fiori. Sembra di essere fuori dal mondo. Perché non appena ci entri ti sembra che una porta sbatta dietro di te spingendoti in un posto che mai avresti pensato. Che non dovrebbe essere calpestato da nessuno. Eppure c'è. E ora che so (o meglio che ho trovato il coraggio, la forza di sapere) che il mio Edo è lì, mi sento sollevata.

Il mio cuore si è sempre chiesto dove fosse il mio bimbo. Ma la domanda sfioriva sulle mie labbra. Moriva dove era stata concepita. Perché avevo timore della risposta. Ma poco tempo fa l'ho vomitata fuori. E ho trovato la risposta che cercavo.  Dove sarà il mio bimbo? Dove lo avranno messo a riposare dopo la sua nascita?  Ora finalmente so dove è. So dove piangere. Perché può sembrare banale ma avere un luogo dove poter sputare le proprie lacrime e dove poterlo andare ad abbracciare mi fa stare un pò meglio. E così quel luogo che non dovrebbe esistere mi è di conforto.  Oltrepasso la linea e lo trovo. Fisicamente. Perché anche quello è importante. Cercarlo ovunque non fa stare bene. E così non posso che ringraziare di averlo ri-trovato. Con il corpo. E non solo con il cuore.