lunedì 22 luglio 2013

Cominciamo dalla fine


Per una volta vorrei cominciare dalla fine. Vorrei giocare a carte scoperte. In fondo io lo sto facendo. Buttare le maschere e guardarsi negli occhi. E raccontarsi. Tutto da subito. Essere amici immediatamente, senza doverlo diventare. Io mi racconto. Tu ti racconti. E se ci piacciamo allora siamo amici. Ma di quelli veri. Quelli che ridono quando ti vedono felice. Quelli che non mollano la presa quando stai per cadere. Quelli che ci sono sempre. Tra i silenzi. Tra le tante parole. Quelli che basta uno sguardo.

Io partirei da quella forbice. Perché da quel momento sono un’altra. Da quell’attimo vivo tutto più intensamente. E i sentimenti a metà non mi servono. Non mi bastano. Anzi mi fanno solo arrabbiare. O tutto o niente. Il pacchetto Elena è questo. Se ti piace lo puoi scartare. Altrimenti me ne rimango con me stessa. Altrimenti preferisco cercare altrove.

Mi piacerebbe sedermi. E parlare. E ascoltare, ovviamente. Io ti descriverei la mia vita. Ti renderei partecipe dei miei dolori, delle mie gioie. Delle mie speranze. Potresti farne parte. Ma intensamente. Completamente. E io farei lo stesso. Amici, come se fossimo cresciuti insieme.

Le sfumature non le sopporto.

Ti direi quali sono i miei difetti. E quali i miei pregi. Ti direi quali canzoni mi piace ascoltare a pieno volume. Ti direi quale film mi ha fatto piangere con i singhiozzi. Ti direi quali libri mi hanno lasciato un segno. E ti direi che mi piace camminare scalza. Mi piace ridere di gusto. Mi piace camminare con la mano intrecciata a quella di mio marito. Mi piace una carezza inaspettata. Mi piace scrivere. E ti racconterei di come mi sono innamorata. E di come siamo cresciuti insieme. Di quelle volte che abbiamo litigato. E di come abbiamo fatto pace con un sorriso. Di quella volta che abbiamo dormito abbracciati, stretti, quasi avessimo paura che qualcuno ci separasse. Di come proteggiamo il nostro amore. Di come amiamo il nostro bambino. Ti parlerei di Edoardo. E di come mi ha trasformato l’esistenza. Ti racconterei di quanto potente può essere l’amore. E tenero. Dolce. Immenso. Protettivo. Ti direi che mi piace il mare. In inverno. Ti direi che sento profumi lontani. Ti direi queste cose e tante altre. Ti direi di ME. Di come sono. Di come vorrei essere. Di come vorrei che la gente mi vedesse.

E ti direi che per me le parole vanno dosate. Perché possono fare male. Molto male.

E poi ti direi che è il tuo turno. E io starei ad ascoltare. Fondendomi con le tue parole.

lunedì 1 luglio 2013

In coda

Mi metto in coda e attendo. Aspetto il mio turno. Resto ferma tra le persone che non mi vedono. E non si accorgono di quanto siano fragili le mie gambe. Rimango. E aspetto che venga chiamato il mio numero. Poi valuterò. Guarderò e sceglierò. Il mio biglietto tra i tanti biglietti già passati. Non c’è modo di saltare la fila. Che cosa credo di fare? Che cosa penso di ottenere a non rispettare la logica sequenza delle cose?  I numeri davanti  a me scorrono lenti. E passo dopo passo formulo le mie domande. Penso a quello che voglio. Costruisco i miei pensieri.  E il tempo in sottofondo suona la sua nenia.  Che nessuno mi suggerisca che cosa chiedere per favore. Ci sto ragionando. Ci sto lavorando