mercoledì 19 giugno 2013

La misura giusta per me


Un nuovo taglio di capelli. E un nuovo paio di occhiali. Un ciuffo da domare. Così come sto domando la mia vita. Le mie emozioni. Le mie sensazioni. E soprattutto le mie paure. Una ciocca da sistemare tutte le mattine. Così come tutte le mattine poggio i piedi per terra e cerco di mettere ordine nelle mie giornate. Tra le mie parole. Tra le mie pagine. Tra le mie pause. Tra miei silenzi. La spazzola in mano che stira i capelli. E io che cerco di lisciare ciò che vedo. Per renderlo della mia misura. Per far sì che mi calzi bene. Un ciuffo ribelle. Che volevo più lungo. Che immaginavo diverso. Ma si sa che i parrucchieri hanno una concezione dei centimetri molto diversa dalla nostra. Che poi forse hanno ragione loro. Le misure sono relative. I passi che compio sono relativi. Solo quando inciampo mi rendo conto di aver fatto troppo. Di aver voluto superarmi. Di aver alzato troppo la posta. Non esiste un passo troppo lungo o troppo corto in assoluto. Ognuno cammina come vuole. Verso la direzione che preferisce. E non c’è da stupirsi se ogni tanto volta la testa e torna indietro. Io lo faccio. Di continuo. Avanti e indietro. E poi di nuovo avanti. Anche se il resto del mondo non capisce. Perché ti vede sempre andare in un’unica direzione. Senza sapere le immense vie che dentro si percorrono. Dicevo. Un taglio nuovo. Che piano piano ricrescerà. E tornerò a tagliarlo. E tornerò sui miei passi. E poi con un salto li supererò.

E una montatura nuova. Per cambiare. Anche se il vero cambiamento non si vede. Per guardare il mondo dietro altre lenti. Illudendosi che serva. Sperando che un paio di occhiali possa fare la magia. Due lenti filtro. Due lenti dietro cui nascondersi. Due lenti che diventano te. Che fanno parte di te. Da indossare appena alzati. E dopo aver fatto sogni nitidi. E limpidi. E reali. Una montatura addosso. Come un vestito. Come un paio di scarpe comode. Che portano lontano. Che ti rappresentano. Un occhiale che se togli ti senti spersa. Proprio perché non vedi più niente. Qualcuno a me li ha tolti gli occhiali. Improvvisamente non ho più avuto riferimenti. Improvvisamente tutto è stato diverso. E non è stato facile indossarli di nuovo. Perché quello che scorgevo era tutto sfocato. Era tutto diverso. Era tutto terribilmente meno colorato. Le lenti pronte a rimandarmi un’immagine che non riconoscevo più. Inutile sfilarseli di dosso. Non mi è restato che abituarmi. E prenderne un paio nuovo. Con i quali vedo ancora un po’ annebbiato. Ai quali chiedo di farmi ritrovare la mia vista. Quella su misura per me. Perché in fondo con questi occhiali devo vedere io. Devo vivere io. Non sono sostituibili. E forse è proprio questo il loro bello.

lunedì 10 giugno 2013

Qulle volte che


Quelle volte che sono più fragile. Che mi concedo di essere più fragile. Quelle volte che basta un niente per farmi piangere. Per farmi sentire debole, indifesa. Quelle volte che lascio andare la presa e mollo. Mi abbandono alla tristezza e piango. Come una bambina. Come un essere piccolo, che chiede solo di essere protetto. Di dimenticare. Di non vedere. Di non sentire. Anche solo per un istante. Quelle volte che il mondo non mi piace e vorrei farmi piccina e scomparire. Guardare e non fissare. Quelle volte che non trovo luce. Quelle volte che decido di sfogarmi. A modo mio. In quel modo che poi mi fa sentire un po’ meglio. Quelle volte che sento il peso del cammino in salita. E vorrei  la leggerezza di una discesa. Quelle volte che cado. Mi faccio male. E poi mi rialzo. Quelle volte che tutta la mia rabbia, la mia frustrazione, la mia tristezza la sfogo da sola. Perché è un attimo mio. Perché non mi piace fare la vittima. Perché voglio un abbraccio senza compassione. Perché non chiedo niente. Perché so che niente può servire. Quelle volte che piango e non ho paura perché le lacrime fanno parte del pacchetto. Il pacchetto che la vita ha confezionato per me e mi ha fatto trovare inaspettatamente dietro la porta.

martedì 4 giugno 2013

Qui è ovunque


Qui. Voglio restare. Qui voglio. Qui cado. Qui mi rialzo. Qui mi sporco. Qui mi ripulisco.

Qui desidero esistere. Qui dove buio e luce si alternano. Qui dove non posso dimenticare. Qui dove ho toccato il fondo. Qui dove ho trovato una scala. Qui dove i gradini scricchiolano ma sono solidi. Qui dove sto rinascendo.

Qui amo. Qui odio. Qui urlo. Qui piango. Qui rido. Qui sogno. Qui le mie dita scorrono. Qui scrivo. Qui cancello. Qui creo. Qui distruggo. Qui arranco. Qui corro veloce. Qui mi fermo. Qui respiro. Qui spazzo via.

Qui dove ho perso. Qui dove ho combattuto. Qui dove sto vincendo. Qui contro l’altrove. Qui la musica la sento solo io. Qui i passi li vedo solo io. Qui dove mi sento protetta. Qui dove le mura possono crollare. Qui dove tutto è solo mio.

Qui dove i pezzi vanno al loro posto. Qui dove accolgo. Qui dove mando via. Qui c’è la mia solitudine. Qui c’è la mia stanza. Qui c’è la mia scatola. Qui dove i suoni sono attutiti. Qui dove alzo il volume. Qui dove lo abbasso quando è troppo.

Qui. Esisto. E mi ricompongo. Qui diversa. Qui uguale. Qui nuova. Qui vecchia. Qui dove le sfumature contano. Qui dove la mia voce rimbomba. Qui dove sono i miscugli a dominare. Qui dove soppeso la mia forza. Qui dove soppeso la mia fragilità. Qui dove amo entrambe.

Qui mescolo le mie vite. Qui prima. Qui durante. Qui dopo. Qui dove sconfiggo. Qui dove c’è paura. Qui dove è vergogna. Qui dove mi perdono. Qui dove parlo. Qui dove mi ascolto.

Qui con me. Qui con te. Qui noi. Qui è un corpo. Qui sono io. Qui è dentro. Qui è fuori. Qui è tutto intorno. Qui è ovunque.