martedì 29 ottobre 2013

Oggi un anno fa. Quell'attimo che mi ha spazzato via


Oggi un anno fa. Tre parole che hanno cambiato la mia vita. Il tempo di un soffio che mi ha scaraventato a terra. Senza appigli. Senza scale. Senza gradini. Ricordo tutto. Odori, abiti, quadri, volti, frasi. Ricordo lo smarrimento. E la paura. Le preghiere. Le lacrime. E ricordo il dolore. Così intenso da scavare un vuoto profondissimo. Ricordo la mia mano sulla pancia. Per proteggerti dal primo schiaffo che ti stava dando la vita. Le mie dita ancora oggi sono li.
Un anno. In cui tutto è trascorso consapevolmente. So chi sono. Non lo sono diventata per caso. Senza accorgermene. So perfettamente che donna sono. Perché sono passata attraverso mille sensazioni. Perché ho trascorso ogni singola giornata a lottare. A parlare con me stessa. A parlare con te. Di te. A chiederti perdono. A spiegarti. A raccontarti. A cullarti. Non smetterò mai di farlo. Non finirò mai di cercarti. E di trovarti. Ovunque.
Ogni giorno è un nuovo giorno senza di te. E questa cosa, nonostante tutto, nonostante i nuovi inizi, i nuovi sorrisi, le nuove gioie, una nuova vita, un nuovo amore, non potrà mai cambiare.

lunedì 14 ottobre 2013

Felicità e vuoto. Facce di una stessa medaglia


Scrivere di notte. Quando è silenzio. Quando siamo noi. Quando i pensieri sfuggono alle briglie della razionalità e corrono. Corrono e calpestano. E vanno. Siamo meravigliosamente in contatto. Tutto è più intenso. Le parole turbinano. Scrivono ma non lasciano segni. La mattina ne hai solo un ricordo sbiadito.
 
Vorrei scrivere di cosa significa aspettare di nuovo. Di come ci si sente. Ma ora non riesco. Ora ho bisogno di mettere a posto le cose dentro. Per poi sputarle fuori. Ma una cosa voglio dirla. Una felicità altra esiste. E’ possibile. Certo è diversa. Certo non è facile da raggiungere. Certo non la si tocca con un solo balzo. Certo non sempre è facile da gestire. Da accettare. Da vivere in pieno. Certo non è un porto sicuro. Perché si continua a cadere. A piangere. Ma c’è. E fa stare bene. E’ una felicità che deve convivere con un vuoto che non andrà mai via. Non deve cancellarlo. O riempirlo. Deve esistere al suo fianco. Esistere. Stare. Senza pretendere niente. Senza chiedersi perché. Come facce di una stessa medaglia.