E’ come avere davanti una
montagna di pezzi di lego. Quelli con cui si giocava da bambini. Allora
divertivano, ora sembrano un cumulo di frammenti da riordinare. Da mettere al
loro posto. Sapendo che l’equilibrio è molto fragile. Capendo che il primo
pezzo sarà quello più importante. Quello che sorreggerà tutti gli altri.
E così ne ho sollevato uno,
l’ho guardato, studiato e l’ho messo al suo posto. Quello che mi sembrava il
più giusto. Per me. Poi ne ho preso un altro. Ce ne sono migliaia e ogni giorno
ne aggiungo un pezzo nuovo. Alcuni sono ammaccati ma con un po’ di pazienza si
possono ancora incastrare. Altri invece sono completamente deformati e non combaciano più con nessun altro pezzo.
Sono da gettare. O da accantonare.
E’ un cammino che si percorre quotidianamente.
Passo dopo passo. Facendo i conti con alcuni pezzi di vita caduti e andati in
frantumi. Ma che vengono raccolti e ripuliti. Quello che nascerà da questo
lavoro di incastro spero sarà una vita
migliore. Migliore per me. Perché sotto tutti quei pezzi c’è la mia mano. Ci sono
i miei propositi. C’è quella che sono. Quella che ero. E quella che sarò.
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