Quelle volte che sono più
fragile. Che mi concedo di essere più fragile. Quelle volte che basta un niente
per farmi piangere. Per farmi sentire debole, indifesa. Quelle volte che lascio
andare la presa e mollo. Mi abbandono alla tristezza e piango. Come una bambina.
Come un essere piccolo, che chiede solo di essere protetto. Di dimenticare. Di non vedere. Di non sentire. Anche solo per un istante. Quelle volte che il
mondo non mi piace e vorrei farmi piccina e scomparire. Guardare e non fissare. Quelle volte che non
trovo luce. Quelle volte che decido di sfogarmi. A modo mio. In quel modo che
poi mi fa sentire un po’ meglio. Quelle volte che sento il peso del cammino in
salita. E vorrei la leggerezza di una
discesa. Quelle volte che cado. Mi faccio male. E poi mi rialzo. Quelle volte
che tutta la mia rabbia, la mia frustrazione, la mia tristezza la sfogo da
sola. Perché è un attimo mio. Perché non mi piace fare la vittima. Perché voglio
un abbraccio senza compassione. Perché non chiedo niente. Perché so che niente
può servire. Quelle volte che piango e non ho paura perché le lacrime fanno
parte del pacchetto. Il pacchetto che la vita ha confezionato per me e mi ha
fatto trovare inaspettatamente dietro la porta.
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